Calatrava, la città Carcere

Era una città meravigliosa, non per i suoi templi o le sue strutture, ma perché un tempo rappresentava un’idea, un punto di partenza. Da qui centinaia di compagnie mercenarie, di avventurieri e forse anche Eroi sono partiti verso i loro destini, vedessi quanti affollavano la famosa “Tana del Ragno” in cerca di informazioni o di buona compagnia. Era uno dei miei luoghi preferiti, poi è arrivato lui e tutto è finito. Come vorrei che Calatrava tornasse quella di un tempo, come narrano ormai solo pochi nostalgici!
Il Sorridente
Ere precedenti
Calatrava è una città Umana che venne fondata agli inizi dell’ Era degli Eroi, nelle ere precedente questi luoghi erano probabilmente ancora liberi e dominati dalla natura.
Era degli Eroi

In passato centro militare per la difesa del Ranean, la città di Calatrava, sotto il Granduca Guglielmo degli Arimanni, è in quest’era il polo di arruolamento di mercenari più attivo dell’Impero. La città è un’entità completamente indipendente, che però mantiene una solida alleanza commerciale, basata sul rifornimento di truppe fresche e ben addestrate, con tutto l’Impero.
Il tentativo di imporre una tassazione sulle compagnie di avventurieri e mercenari è il semplice motivo del successo indiscutibile della città, che grazie alla guida del Granduca ha scelto di abolire completamente qualsiasi onere economico e di creare un luogo che tutti gli avventurieri o i cercatori di fortuna potessero chiamare “casa”. Dunque taverne, armaioli, commercianti di tutti i tipi, libertà complete purché entro i limiti della decenza imposta dal granduca, di manica larga ma dai sani principi.
La città è dominata da quattro strutture evidenti: i templi di Thaestryl e Thaesman si osservano l’un l’altro sulla sommità della città, proteggendo idealmente ai loro piedi il palazzo ducale e la famigerata Villa dei Manti, probabile sede di tutti i traffici loschi della regione operati dagli ammantati, in grado anche di concedersi questo piccolo scherno sul nome di una loro probabile sede.
La città fu pensata come polo di difesa strategico e in quest’era conserva tutte le strutture difensive ormai però quasi soltanto decorative: l’alto numero di mercenari e gli interessi economici da capogiro contribuiscono a rendere elevato il senso di sicurezza della città.
Alla fine dell’era, la città al comando del Granduca e supportata da diverse compagnie mercenari fra le quali anche quella di Vitros della Croce di Fuoco, campione Thaesmanita di quest’era, fu il primo luogo in cui venne combattuta l’ascesa del Gran Khan e della sua orda d’oro. La città, rifiutando di piegarsi a causa delle richieste inaccettabili, decise di combattere e fu completamente sconfitta e rasa al suolo. Si racconta però che il Granduca non solo morì per essa, ma temporeggiò a sufficienza perché tutti gli abitanti potessero fuggire grazie all’aiuto di alcuni eroi rimasti sconosciuti…
Era dell’ Equilibrio
Non vi è rimasto nulla della vecchia e splendida Calatrava, i cui palazzi, le gilde e gli accampamenti dei mercenari avevano fatto la fortuna un tempo ormai perduto. Il lugubre campanile del santuario di Thaestryl, malamente ricostruito, scandisce ogni momento della vita della città, unico presidio degli dei in quella che per molti, se non quasi tutti sarà una tomba piuttosto che una prigione.
Dopo la distruzione delle strutture precedenti, Calatrava è stata razionalizzata attorno alla Villa dei Manti, unico edificio sopravvissuto alla furia del tempo e delle battaglie con il gran Khan, rispondendo alla necessità sia di contenere i prigionieri sia di proteggere quelle poche persone necessarie alla gestione della città stessa: da grande polo mercenario, a città Prigione, ironica evoluzione di uno dei gioielli dell’Era degli Eroi
Mura esterne e torrioni
Alte mura opprimenti chiudono la città in una morsa soffocante. Costruite in pochi mesi dalle prime “generazioni” di prigionieri sono evidentemente progettate con lo scopo di contenere piuttosto che impedire ad altri di accedere dall’esterno: la velocità di costruzione e il materiale relativamente povero non resisterebbe mai ad un assedio in piena regola. Gli otto torrioni esterni ospitano tutto l’apparato para-militare di Calatrava, enormi strutture che si estendono anche sotto il livello del terreno per ospitare di tutto, dalle stanze per gli interrogatori agli ossari, fino alle abitazioni per le famiglie delle guardie. Non c’è alcuna necessità di strade o cancelli per i quartieri esterni essendo tutte le strutture di questo genere perfettamente collegate da tunnel esterni e collegamenti risalenti anche all’Era precedente.
Entrate e uscite
Vi è una sola entrata e un unica uscita ufficiale, la prima dalle porte sempre aperte, la seconda pesantemente arrugginita e segnata dal tempo per l’inutilizzo. Quattro serie di cancelli impressionanti e non apribili contemporaneamente, costellati da feritoie di controllo equipaggiate con metodi sempre fantasiosi su come sedare eventuali dissidenti. Non vi sono guardie in queste due porte, a tutti è permesso entrare nei quartieri dei servi, ma uscire è tutta un’altra storia se non scortati dalle guardie di Calatrava stesse attraverso uscite secondarie in cui si viene gentilmente accompagnati a occhi bendati. Una volta che le porte della prigione si sono aperte, è molto raro che vengano nuovamente aperte per consentire a un condannato di riabilitarsi.
Quartiere dei Servi
Qui si trova tutta la parte di Calatrava “normale”. Case povere, reliquie di locande e qualche albero costruiti appositamente per accogliere sia la parte necessaria di persone utili alla gestione della città che tutti i visitatori in cerca dei servizi della città prigione. Donne, bambini, vecchi, parenti di prigionieri, uomini braccati dalla legge del vecchio impero o del concilio vivono qui in attesa della morte o di rivedere qualcuno seppellito nelle segrete di Calatrava. Il grande polo mercantile situato a un angolo della città si anima periodicamente per gli scambi necessari alla sopravvivenza del sistema, compresi commerci di schiavi, prostitute o concubine, soldati mercenari a prezzi stracciati provenienti dalla peggior risma presente su Rhea.
Ufficialmente le famiglie nobiliari che controllano la città vietano il commercio di schiavi ma la “liberazione” di anime che abbiano scontato gran parte della pena rientra nelle azioni umanitarie usate come paravento. La realtà è che chi esce dal carcere spesso è così traumatizzato da non sopravvivere a lungo o da innamorarsi follemente del proprio padrone.
Non è nuova l’accusa ai supremi carcerieri di fare utilizzo di magia per condizionare permanentemente la merce venduta: qui le cavie su cui sperimentare non mancano di certo. Il quartiere dei servi è nettamente diviso dal quartiere centrale, dove si trova la villa dei manti e le sei prigioni verticali.
Quartieri di detenzione
Al lato opposto dei quartieri dei servi si trova un ammasso di abitazioni lasciate in libera gestione ai detenuti ritenuti meno pericolosi, liberi di ammazzarsi e gestire i propri affari purchè non si avvicinino mai al limitare delle mura o del quartiere centrale. Come è ovvio aspettarsi, i detenuti mescolati fra uomini, donne e adolescenti passano i giorni interminabili nel terrore che una nuova banda venga a strappare loro la razione di cibo giornaliera o a divertirsi in qualche modo, rendendo la vita nei quartieri detentivi forse la peggiore.
Nonostante anche questa accusa sia fermamente smentita dai supremi carcerieri, si dice che il potere di Calatrava incentivi continuamente la formazione e la lotta fra bande dei quartieri, semplice metodo di controllo innescato da una partita di armi arrugginite o dall’uccisione di questo o quel capo locale. Non essendoci particolari regole da infrangere che non comportino la morte immediata qualora ignorate, la vita all’interno dei quartieri scorre fra una scorribanda e una vendetta intervallata periodicamente solo dalle sortite compiute dalle guardie per estrarre i bambini nati in questa situazione: un preciso ordine dei nobili locali, gli stessi che ritennero inumano castrare o sterilizzare i prigionieri prima di gettarli nel quartiere.
Prigioni Verticali
Le sei torri ammassate ai lati del quartiere centrale ospitano tutti i prigionieri di Calatrava ritenuti pericolosi, in grado di difendersi, o semplicemente fastidiosi agli occhi del guardiano di turno. Enormi complessi razionalmente divisi in strati che graffiano il cielo e feriscono la terra per centinaia di metri, pensati per contenere tipi specifici di prigionieri.
Celle schermate, celle di materiale particolari, celle segrete in cui particolari prigionieri vengono praticamente dimenticati sono solo alcuni degli esempi di cosa è possibile trovare in queste strutture. Con il tempo e la crescente fama di Calatrava, questo tipo di prigione è stato usato per dimenticarsi di problemi e minacce di pericolosità crescente non limitata alle persone fisiche ma anche ad oggetti, mostri, oscenità, esperimenti o semplicemente prove che qualcuno in grado di pagare profumatamente desidera far scomparire o mettere al sicuro da occhi indiscreti.
Le strutture verticali visibili sono solo una parte di ciò che compone un vasto apparato detentivo e “conservativo” costruito seguendo gli antichi tunnel presenti storicamente sotto Calatrava. Nessuno si cura di cosa finisca a Calatrava data anche l’efficienza maniacale dei carcerieri supremi nel non far uscire nulla dalla città, ne uomini ne informazioni.
Oltre alle celle più nascoste vi sono numerose “celle aperte” ovvero pochi metri di terreno calpestabile a diversi metri dal terreno, volutamente a strapiombo su pali appuntiti che recano spesso i resti dei corpi dei disperati che pur di far cessare il terrore di cadere e gli ululati del vento gelido si sono gettati tentando di fuggire dalla vita o dalla prigionia. Questo tipo di celle sono create e pensate appositamente per essere di monito a prigionieri e visitatori, facendo loro udire gli urli di terrore e spesso dolore dei prigionieri anche solo incatenati sul vuoto, separati dalla morte certa solo dalla resistenza delle proprie ossa.
Villa dei Manti
Lo stile della struttura è completamente differente da quello di tutte le costruzioni circostanti, raffinato, e minimamente intaccato dal tempo. L’ampio giardino curato nei minimi dettagli e sorvegliato giorno e notte e stona completamente con la miseria e il terrore circostante, gli alberi da frutto crescono e offrono alla prigione la visione crudele di varie leccornie proibite a chiunque e lasciate semplicemente marcire.
La struttura è la sede del Supremo Carceriere in carica, semplicemente il responsabile di tutte le attività della prigione e della sua produttività. In passato sono stati i nobili locali a eleggere il supremo carceriere, lasciando via via questo compito ai carcerieri stessi disinteressati delle sorti di una proprietà ritenuta più una vergogna necessaria all’economia delle casate che altro. All’interno della villa vengono presi tutti gli accordi, conclusi gli scambi e forse concepiti gli orrori che avvengono all’interno della città.
La dura verità è però molto meno semplice di quello che vorrebbe sembrare. Rispetto all’alternativa più comune, la morte, la città – prigione compie praticamente un atto benevolo nell’accogliere e impiegare condannati che non avrebbero altro futuro che la tomba, impiegandoli nello sviluppo di Calatrava e tentando di rieducarli a una vita normale. O almeno questo è quello che sostiene la Villa dei Manti ad ogni contratto firmato per accogliere nuovi “ospiti”.
Nonostante nessuno dei Carcerieri si sia mai preso la briga di esprimersi a riguardo, sembra che gli Ammantati, noto gruppo di criminali, siano ancora profondamente invischiati con la gestione di Calatrava che le dicerie popolari vorrebbero come centro nevralgico di tutti gli affari criminali della regione.
Magia
La magia è del tutto assente a Calatrava è assolutamente proibita e terribili sono le pene inflitte anche a quegli individui che si trovano a usarla in modo spontaneo. Fra le guardie di Calatrava alcune possiedono il potere di contrastare e mettere in sicurezza prigionieri in possesso di abilità soprannaturali.
Criminali
Non vi sono notizie pubbliche riguardo a criminalità esterna rispetto a Calatrava, i tantissimi tunnel e passaggi che portano anche al di fuori della città stimolano però la fantasia di molti ubriaconi che giurano di aver conosciuto persone in grado di entrare e uscire da Calatrava a piacimento e che proprio li, nella città prigione, vivono e conducono i loro affari celati dallo sguardo di tutti.
Luoghi periferici
Fatta eccezione per campi e mulini, l’unico luogo di interesse è un monumento antico dedicato a Thaesman: una grande croce di ferro a cui periodicamente veniva dato fuoco per ricordare antichi guerrieri del passato.
Era delle Meraviglie
Poco è cambiato a Calatrava in quest’era, qualcosa però durante la così – detta [Epoca del Conflitto], una fase fra le due ere, diede una scossa alle fondamenta iper – regolate della prigione. I tumulti, da sempre quasi “regolari”, fra i detenuti sono improvvisamente cessati, e a niente sono servite le provocazioni delle guardie, come dividere il cibo o fornire armi a un gruppo in particolare.
Le poche guardie che si sono avventurate nei quartieri detentivi non hanno mai fatto ritorno, provocando non pochi dubbi ai supremi carcerieri che vivono oggi un inquieto periodo di pace.
Sembra che nell’ Epoca del Conflitto qualcosa abbia risvegliato un leader o comunque qualcuno in grado di imporre una sorta di ordine nella popolazione di criminali di Calatrava, un famigerato e forse inesistente re dei manigoldi di cui si sa poco o niente.