I Junn

“Eravamo gli Spiriti del Vento un tempo, lo spauracchio per convincere i giovani carovanieri a non allontanarsi troppo e una bella storia da raccontare davanti al fuoco. Ora che avete scoperto che siamo veri, che ci siamo rivelati anche per la vostra salvezza ci chiamate mostri e… vampiri, come quelle cose morte che talvolta attaccano le vostre città. Perché non le nostre? Perché non vi è nessuno, sotto il cielo notturno benedetto dalla Tempesta, dal Silenzio e dalle Stelle tutte, che possa vedere un Cacciatore Cieco. Vivo o morto che sia.

Noi siamo il Popolo che è sopravvissuto ai Valaam, agli Oscuri, alla Fame e al Deserto e sopravviveremo ancora, perché è ciò che siamo. Ma già in tanti pagano la scelta del nostro isolamento con la morte contro un nemico sconosciuto e continuare sulla stessa strada sarebbe un errore di orgoglio e stupidità. Perciò diteci pure che siamo mostri, perché voi ci avete già chiamato: ci avete chiamato Junn, i Nascosti e noi accettiamo il vostro dono. ”

Imavi, Voce della città del Vetro Rosso

 

Junn – Concept

Nati come uno dei tanti esperimenti degli Elfi Oscuri durante gli anni della guerra (§ la guerra dello scisma), vennero ben presto messi in secondo piano dai ben più utili Ryld, i futuri Cremisi, e mancanti di evidenti doti adatte alla battaglia, dimenticati.

Quando, dopo la ribellione dei Cremisi, gli Oscuri decisero di iniziare ad utilizzarli, scoprirono che di loro non c’era più traccia se non qualche cadavere di guardia rattrappito e riarso e a nulla servirono le conseguenti ricerche estese per gran parte dei domini degli oscuri di quel tempo.

Con il passare delle Ere si perse ogni memoria di loro, rimasero soltanto nelle leggende della gente dei Sette Deserti, dove vennero chiamati Junn, Spiriti del Vento. Nei racconti dei bardi si narrava di come strani esseri tatuati si nutrissero della vita di quegli stolti che si allontanavano dalla carovane per poi lasciarli liberi giorni, settimane dopo sfiniti, esausti e ad un passo dalla morte.


Solo storie, favole per bambini, fino a quando all’inizio dell’Era delle Meraviglie comparvero dalle loro città nascoste sotto le dune con abiti delle tinte della sabbia, un braccio segnato da intricate geometrie blu, violaci o rossastre e gli occhi circondati dello stesso colore, protetti da bende, cappucci e sottili montature dai vetri oscurati.

I Junn sono cacciatori, non di animali, mostri o bestie, ma di umani e delle molteplici razze senzienti di Rhea.

La loro unica fonte di nutrimento infatti è ciò che loro chiamano Flusso Vitale, la cui natura è discussa già da studiosi e accademie, e sebbene l’atto di cibarsene non sia necessariamente mortale, la preda viene indebolita sempre di più e la sua forza assorbita, con effetti simili all’inedia.

Come morire lentamente o sentirsi strappare la vita dal corpo, così ne parla chi ha subito gli effetti, ma i dettagli variano: alcuni narrano di orribili visioni e allucinazioni, complici anche le droghe che molti Junn usano sulle loro prede per rendere l’evento meno traumatico e la loro presenza labile nelle menti altrui.  Raramente, e di solito solo per difesa o errore, i Nascosti uccidono per nutrirsi: non avendone la necessità, lo considerano uno spreco e pura ingordigia. In casi estremi possono consumare l’Energia di animali, ma si tratta di un’azione equiparabile a mangiare spazzatura per un umano.

Sheut, letteralmente l’ombra, è il nome dell’organo attraverso il quale loro mangiano e che, posto su una delle due mani, è anche uno dei tratti fisici più caratteristici: infatti la sua presenza è tradita da una serie di linee colorate che arrivano fino alla spalla, di solito  blu scuro, rosse o violacee, che le altre razze spesso scambiano per complessi tatuaggi tribali. Tatuaggi che sono comunque soliti ricoprire molte altre parti del corpo, viso compreso ad eccezione della zona degli occhi.

I Junn hanno una vista molto buona, soprattutto notturna, ma una profonda sensibilità alla luce, motivo per il quale vederne uno di giorno senza lenti protettive o almeno un cappuccio è praticamente impossibile. Un pigmento del medesimo colore dello Sheut circonda tutta la zona interessata, portando avanti le storie che vi sia uno stretto collegamento tra i loro occhi e l’organo di nutrimento, si dice che i Maestri Cacciatori Ciechi siano in grado di determinare al solo sguardo la preda migliore, conferendo loro l’aspetto da gufo tanto narrato nelle storie di paura dei carovanieri.

Una buona parte di loro possiede, infatti, occhi ambra, dorati o gialli, ma i toni scuri e del marrone sono comuni, mentre chiari o azzurri sono una rarità. I capelli, invece, sono sempre scuri e se non tenuti corti, spesso sotto turbanti o simili protezioni dal caldo, acconciati in maniere pratiche, ma non prive di bellezza o decorati con perline di vetro.

Silenziosi e pacati di natura, è difficile vedere un Junn che desideri essere notato; preferiscono usare una sola parola invece che due quando possibile e farli arrabbiare è un’impresa notevole, paradossalmente però, questi individui vengono considerati da molte razze particolarmente emotivi.

Vedere un Nascosto piangere disperato, ridere a crepapelle o infuriarsi vistosamente è infatti comune, ma non perché sentano con maggiore forza o siano più in sintonia con i loro sentimenti come alcuni credono, piuttosto per il semplice fatto che nella loro cultura non esiste imbarazzo o vergogna nell’esprimerli a pieno.

La cultura Junn manca di quelle norme sociali che, ad esempio, tra gli umani impongono di non piangere per il dolore davanti agli altri o di non ammettere quanto qualcosa ti abbia ferito o al contrario sollevato, preferendo una totale sincerità emotiva.

Il Popolo non è, inoltre, solito alle scuse, che sono rare e per lo più formali, inesistenti tra di loro, facendoli apparire come non curanti e privi di tatto. Ciò non vuol dire, però, che non si dispiacciano delle conseguenze o che si credano infallibili, piuttosto i Junn sono solitamente dell’idea che l’unica cosa che si debba fare in seguito ad uno sbaglio è semplicemente non ripeterlo.

Scusarsi per qualcosa di non volontario o inaspettato, infine,  è come chiedere perdono per i danni di una tempesta di sabbia.

Ogni errore è una lezione da non dimenticare ed è per questo che, a sorpresa di molti, sebbene il Popolo sia molto legato ai suoi Dei, la guarigione magica, compresa quella dei sacerdoti, viene vista come un atto da codardi, corrotto e destinato a degenerare.

Tali tipi di cure vengono percepite come la “via facile”, che indebolisce lo spirito e corrode ciò che l’errore stesso avrebbe potuto insegnare: il dolore della ferita insegna a sopportare le difficoltà, la lunga attesa della guarigione ad usare quel tempo per migliorare e la cicatrice lasciata da ago e filo a ricordare per sempre di non lasciare avvicinare troppo il nemico.

D’altra parte l’abilità dei loro cerusici  è grande, permettendo loro di compensare, e in molti si applicano alla medicina tradizionale, poiché questa a loro dire nobile via viene considerata tra le carriere più allettanti insieme a quella del Cacciatore Cieco.

Ere Precedenti

Non si ha alcuna notizia dei Junn fino all’Era delle meraviglie, se non qualche frammentaria informazione riguardo alla loro nascita, dovuta agli esperimenti degli Oscuri che hanno condiviso con i Cremisi (Era dell’Argento). I Junn muoveranno i primi passi solo nell’era delle Meraviglie, o almeno per quanto a tutta Rhea è dato sapere…

Era delle Meraviglie

Un male oscuro, a loro dire in grado di strappare le anime e che lascia pochi o nessun superstite, è la causa dell’abbandono del millenario isolamento dei Junn, che proprio per questo motivo incontreranno solo in quest’era tutti gli altri popoli di Rhea.

Per chiedere aiuto, ma soprattuto per avvisare le genti del Califfato e gli altri popoli di questi esseri che vivono nelle profondità più aride dei Deserti, lì dove anche Loro si muovono con difficoltà, i Junn hanno deciso di mostrarsi dopo ere nuovamente al mondo, ma non tutti credono alle loro parole sia perché le prove di quanto dicono son poche, ma soprattutto per via della loro stessa natura di predatori.

Decisi nonostante tutto a dimostrare la veridicità delle loro parole e loro buona fede, più di una città del Popolo si è resa visibile, rivelando a più di una comunità umana o elfica di avere da lungo tempo vicini pericolosi, che mai avrebbero sospettato di avere.

Vista la natura controversa della loro dieta, vi è stato più di un tafferuglio o di situazioni tese dalla loro comparsa, ma per il momento la situazione rimane stabile soprattutto grazie al numero limitato di Junn che si è stabilita al di fuori delle proprie città.

Il Popolo

Prima degli ultimi eventi, il totale isolamento dalle altre genti non aveva mai dato loro la necessità di avere un nome come razza, motivo per il quale chiamano loro stessi semplicemente il Popolo. Per questioni di comodità hanno accettato di impiegare il termine usato nel Califatto, cioè Junn traducibile in i Nascosti.

Origini

Alcune leggende più antiche del Popolo parlano di un tempo prima degli esperimenti degli Oscuri, di come le loro abilità di muoversi nell’ombra, e alcune aggiungono nel Sottosuolo, abbia loro permesso di sfuggire a lungo alla cattura. Solo per un rancore e una vendetta di un traditore si dice che siano finiti tra le mani degli Elfi e quindi alterati dai loro esperimenti.

Sono in pochi a pensarla una storia veritiera o realistica, ma è molto usata come esempio sulle conseguenze del lasciare certe emozioni nascoste ad infettarsi.

Città

Il Popolo vive in migliaia di intricate strutture sotto la sabbia scavate e scolpite nello stesso materiale, spesso impreziosite da vetrate e vetri colorati. Preferiscono creare numerosi insediamenti più piccoli, magari nelle vicinanze uni degli altri piuttosto che mastodontiche metropoli.

Le entrate delle città, l’unica parte sopra le dune, sono attentamente nascoste da giochi di specchi e altri inganni di tale abilità da non venire mai scoperte in Ere.

 

Dei opposti

Nonostante all’apparenza gli Dei venerati dal Popolo siano ben diversi da quelli Imperiali o dal monoteismo del Califfato, quei Junn che sono rimasti nei territori umani hanno facilmente adattato i propri culti a quelli di divinità ritenute affini o addirittura le stesse.

La religione di questo popolo ha creato però ben più di un grattacapo dal momento che innumerevoli Dei considerati protettori o addirittura benevoli dai Junn, sono visti dalle altre razze in maniera meno positiva, come per esempio Moloch o Ulthor

 

Colori

Neri e scuri per loro che cacciano; bianchi, beige e color della sabbia invece per color che si nascondo: questa è la tradizione. Ciò non vuol dire che non esistano altri colori per il Popolo, ma sempre rari e usati in piccole quantità o facilmente nascondibili sotto strati neutri.

Sono ricami e panneggi, insieme alle decorazioni e ai gioielli di ossa, raro legno o ovviamente vetro a impreziosire il loro abbigliamento, mentre, a differenza degli abitanti del Califatto,raramente usano metalli, preziosi o meno.

 

Il Vetro

Maestri nell’arte della vetreria, che tradizione vuole sia un dono del Mavuto, Dio del Deserto e della Distruzione, poiché è dal fuoco e dal deserto stesso che nasce, i Junn impiegano vetri e specchi per moltissimi utilizzi: dal nascondere e illuminare le loro città sotteranee alle lenti scure che usano per camminare in superficie. Numerose trattative sono già in corso, soprattutto con i Nani delle Sabbie, anche se a rilento dal momento che il Popolo non è interessato all’oro o ai preziosi tanto amati nel Califatto.